di Francesco Calì
Anche quest’anno, come purtroppo accade da diversi anni, si sono registrate tensioni al passaggio del corteo che celebrava il 25 Aprile in piazza San Babila a Milano. Motivo di tale tensione la sfilata nel corteo di appartenenti alla Brigata Ebraica,
che quest’anno avevano anche deciso, come già fecero nel 2015, di non sfilare con le bandiere di Israele ma solo con il proprio vessillo. Tutto questo non è bastato ai militanti delle associazioni per la liberazione per la Palestina.
All’arrivo del corteo in piazza San Babila sono scattati, come da copione, insulti e slogan: «Fascisti, fuori i Sionisti dal corteo», «Palestina libera, Palestina rossa» e ancora «Pd sionista sei il primo della lista».
L’incongruenza, l’idiozia e l’ignoranza storica di questi attivisti è senza limiti!
Certo sono passati settant’anni e molti hanno dimenticato la storia, o piuttosto penso che non la conoscano affatto, ma di tutto si può accusare la Brigata Ebraica tranne che di collusione con il fascismo. Dopo un intenso, ma breve, addestramento ad Alessandria d’Egitto, la Brigata arriva sul fronte italiano nel 1944, integrata nell’VIII armata britannica partecipa attivamente alla liberazione del suolo italico. In numerose operazioni militari, dove la Brigata si distingue per capacità militare e conoscenza tattica, affianca le unità italiane e polacche per la liberazione della Romagna e dell’Emilia. Naturalmente la Brigata Ebraica ebbe i suoi caduti che sono sepolti nel cimitero di Piangipane, vicino Ravenna.
Finita la guerra molti dei cinquemila soldati che avevano composto la Brigata fecero ritorno in Israele.
Come ha scritto Enrico Mentana:
«Promemoria per gli asini e gli intolleranti: il fascismo varò le leggi razziali contro gli ebrei, e poi collaborò con il piano nazista di annientamento. Per questo furono uccisi 3836 ebrei italiani. Alcuni tra i capi della Resistenza italiana erano ebrei. La Brigata Ebraica combattè in Italia nel 1945 partecipando alla lotta di Liberazione inquadrata nell’esercito inglese. Solo un fascista neanche tanto inconsapevole può contestare 70 anni dopo la sua presenza nel corteo del 25 aprile (aggiungo quest’anno: se poi si contesta la Brigata Ebraica per via di Israele, si offende la storia per colpire il presente, e si compie un’asineria doppia, quale che sia la libera valutazione che ognuno può dare sullo Stato israeliano)».
Ancora una volta sono costretto a constatare che la contestazione si fa tanto per fare qualcosa, ‘ignorando’ reali motivazioni e ragioni storiche. Qui non si tratta di colore politico, anche perché ognuno è libero di pensarla come vuole, si tratta soltanto di buonsenso e di onestà intellettuale. La stessa onestà intellettuale che manca a coloro che manifestando in nome della libertà di opinione e del contrasto ad ogni forma organizzata di controllo, sfilano in cortei con il volto celato da caschi e armati di mazze e bombe carta. Unico scopo della loro protesta la distruzione insensata e cieca di tutto ciò che simboleggia il capitalismo e quant’altro vedono come fumo negli occhi. Viene presa di mira sia la banca, simbolo privilegiato del capitalismo e del dio denaro, sia l’auto in sosta, di solito di proprietà di un normale cittadino che per qualche anno continuerà a pagare il finanziamento con cui l’aveva acquistata. Gli obbiettivi sono scelti indiscriminatamente, alla base di queste manifestazioni non c’è nessuno pianificazione, mancano le idee: è solo pura violenza.
Lo stesso accade, purtroppo ogni anno, durante il corteo del 25 Aprile. L’ignoranza regna sovrana, si vuole contestare Israele e per far questo si contesta la Brigata Ebraica, dimostrando tutta la propria ignoranza e, soprattutto, offendendo chi per quella liberazione, che noi oggi consideriamo scontata, ha sacrificato la propria vita.
Scriveva Elena Loewenthal, per la Stampa il 26/04/2013:
«Erano più di cinquemila, gli ebrei palestinesi partiti volontari dalla terra d’Israele nel 1941 per venire a combattere contro i nazisti in Europa. C’era anche Enzo Sereni, paracadutato in Italia settentrionale, catturato dai tedeschi e finito ad Auschwitz. Oggi in Israele un kibbutz porta il suo nome.
L’idea che la memoria della Brigata Ebraica non abbia trovato posto nelle celebrazioni di ieri è raccapricciante. Questa memoria ha dovuto nascondere la propria bandiera, è stata posta fisicamente ai margini del corteo, non ha avuto licenza di voce.
In nome della stupidità, di una malevolenza così velenosa e ottusa che non si capisce come sia potuta accadere una cosa del genere. Che senso ha celebrare il passato per renderlo un fantoccio imbottito di pregiudizi, odio e insolenza? Significa che la memoria altro che educare, serve a offendere. Come si fa a scendere a patti con un insulto del genere? Chi l’ha lanciato non meritava proprio di essere liberato da quei ragazzi, tanti anni fa».
Ancora una volta siamo qui a parlare di antisemitismo, si perché senza nasconderci dietro belle parole e senza chiudere gli occhi per far finta di non vedere, il vero problema è l’antisemitismo!
L’antisemitismo ha origini antiche e un forte legame con la cultura cristiana, ma questo è un argomento importante che non può essere esaurito in poche righe e, quindi, per oggi basta così, ritorneremo a parlarne con calma.
Una raccomandazione per tutti, è indispensabile conoscere la storia, solo così potremo comprenderne gli errori ed evitare di commetterli di nuovo.